Marius Sabino
Marius Sabino nasce ad Acireale, in Sicilia, il 9 settembre 1878. Quando la sua famiglia si trasferisce a Parigi, frequenta le Beaux Arts con l'intenzione di diventare scultore in legno, come suo padre. Dopo essersi dedicato alla scultura, intagliando lampadari in legno, affascinato dal vetro e dalla luce che emana, decide di sostituire la materia che lavora, e nel 1918 entra come socio in una vetreria a Romilly-sur-Andelle dove assimila le tecniche e fa le prime esperienze; ben presto impianta la propria vetreria a Noisy-le-Sec nei pressi di Parigi. Sviluppando un'azienda che raggiunge i 100 dipendenti, Sabino si apre numerosi e strategici punti vendita: a Parigi il suo vasto magazzino d'esposizione è situato nel Marais al n° 17 della rue Saint-Gilles; da buon mediterraneo sceglie corrispondenti esteri ad Algeri, Orano, Tunisi, Il Cairo e Istanbul, avviando un redditizio commercio in quei paesi. Con gli elementi per l'illuminazione, dei quali fa la sua specialità, Sabino, scultore con l'occhio abituato a vedere a tre dimensioni, affronta la costruzione di opere monumentali. Le ordinazioni giungono da più parti: una colonna di 18 m d'altezza e 2 di diametro destinata al Padiglione Termale dell'Esposizione Internazionale delle Arti e delle Tecniche di Parigi del 1937, una croce di 5 metri realizzata per una chiesa protestante in Belgio, inoltre ha richieste per fontane, statue e manichini. Due prestigiose forniture di decorazioni luminose e architetturali sono fatte per i transatlantici Ile de France nel 1927, e Normandie nel 1935.

Ormai celebre, nel 1936 illumina l'immenso palazzo dello Scià di Persia. Oltre a queste opere monumentali e all'illuminazione, la produzione di Sabino copre una grande varietà di piccoli oggetti: vasi e coppe dal decoro geometrico, oppure istoriati da personaggi allegorici, statuine femminili, una vasta serie di pesci e di uccelli, bibelots, orologi da muro e da soprammobile, portemenus, piccole cornici, ferma-libri, pannelli decorativi, flaconi e potiches. La lavorazione, simile a quella di René Lalique, comprende le tecniche del vetro o cristallo pressato in stampo e la soffiatura in forma, ma Sabino si distingue per l' opalescenza dei suoi pezzi, ottenuta con l'aggiunta, nella pasta vitrea (già contenente piombo) di una percentuale del 6% di arsenico; con il risultato che i suoi vetri sono in definitiva dei cristalli opalizzati, che assumono nuances azzurrine, verdi, gialle, violette o fumées.
Sui pezzi in uscita dal forno solo in rare occasioni egli interviene con l'incisione ad acido o alla mola, strumenti utili anche per togliere imperfezioni e sbavature, piuttosto interviene al getto di sabbia, o li passa all'acido fluoridrico per ottenere la smeriglia tura, e alla ruota di sughero per dare la brillantezza finale, per cui assumono un aspetto quasi artigianale.
Sabino, nel decennio 1930-40, riscontrando che a Noìsy-le-Sec la lavorazione diventa troppo costosa, spesso distribuisce ordini ad altre vetrerie per la realizzazione dei suoi modelli, e per resistere alla concorrenza crea le sottomarche a firma Verart e Vernox. La manifattura Sabino prende parte a molte mostre dal 1923 al 1939, tra le quali: Exposition Internationale des Arts Decoratifs di Parigi del 1925; i Saloni parigini d' Automne dal 1926 al 1929; des Artistes Français dal 1927 al 1934; Artistes Décorateurs dal 1926 al 1934; Artistes lndépendants dal 1928 al 1938; Bordeaux 1934, Lille 1939; le Esposizioni di Monza 1923, 1925 e 1927; Madrid 1927; Tokio, Rotterdam e Atene 1928; Orano, Anversa e Liegi 1930; Milano 1933; Bruxelles 1935; Parigi 1937; New York 1939; ottenendo numerosi premi e riconoscimenti.
Dopo l'ultima guerra Marius Sabino lascia alla direzione dell'impresa il figlio, che prosegue nella realizzazione dei modelli del padre senza crearne altri, fino al1975; da allora, alcuni stampi sono venduti ad una casa americana, che fa fabbricare in Francia i modelli destinati al mercato degli Stati Uniti. La firma, per impressione in rilievo, oppure incisa alla rotella, "Sabino Paris" o "Sabino France".
Franco Borga - Giugno 2005