MiTo Il vetro italiano dal 1920 al 1940
A Torino, al Palazzo Nervi, in aprile, per iniziativa del Comune e organizzata dalla Promark, la mostra del vetro italiano dal 1920 al '40. Curata da Ettore Neglia, raccoglie 250 pezzi provenienti da collezioni private italiane e si articola in quattro sezioni: vetrate, vasi e suppellettili, specchiere e mobili, corpi illuminanti. Accompagna la mostra un bel catalogo con esaurienti testi di Ettore Neglia, Sergio Asti, Antonino Rigano, Vittorio Lodi e Rosa Barovier Mentasti.
Il periodo preso in considerazione è legato alla cultura artistica figurativa e non, fra le due guerre, e viene considerato un esempio importante per il differente rapporto che si è stabilito tra il maestro vetraio e il progettista esterno; le tecniche impiegate nelle varie fornaci testimoniano ampie aperture, mentre linea-disegno ci danno riflessi culturali anche internazionali; un esempio è Zecchin, che ha guardato ai secessionisti viennesi e in particolare a Klimt. Si consideri quanto di novecentismo e di altri movimenti sono riconoscibili in molte delle realizzazioni, con discendenze post-futuriste, déco, surrealiste e anche metafisiche. Queste opere esposte ci documentano chiaramente un'epoca: anche se in certi casi appaiono degli influssi stilistici o anche tecnici europei, salta all'occhio la "nota linea italiana" dovuta alla leggiadra esecuzione di questi maestri vetrai. Caratteristica specifica del materiale vetro è la rigidezza del corpo solido che però ricorda il liquido per la sua trasparenza: in fusione nel crogiolo dopo giorni di amalgama, alla temperatura di 1400°, 'passando alla solidificazione, che avviene lentamente, quando il vetro si trova verso i 500°, giunge al punto detto "di lavorazione" , ed è in questa fase, in cui il vetro è ancora molle e pastoso, che il maestro vetraio può formare la sua opera.

Nella prima sezione della mostra "vetrate e vetri cattedrali" sono presenti le manifatture e gli artisti Barovier, Murano - Duilio Gambellotti, Roma - Galileo Chini, Firenze- Pietro Chiesa, Milano - Corvaya e Bazzi, Milano - Fornaci S. Lorenzo, Firenze - Golia (Eugenio Colmo), Torino- Lindo Grossi, Milano- Cesare Picchiarini, Roma - S.A.L.I.R., Murano- Studio Artistico della Vetrata, Milano- Vetrate Janni, Torino- Claudio Viale, Torino- Vittorio Zecchin, Murano. Nelle altre tre sezioni sono esposti vetri delle varie manifatture di Altare (Savona) - Taddei e altre manifatture di Empoli - Fratelli Lodi di Torino - le Vetrerie Cristallerie di Grandate (Como) - V.E.D.A.R. di Milano- Fontana Arte di Milano- le Fornaci S. Lorenzo di Firenze e Guido Balsamo Stella di Colle Val d'Elsa (Firenze).
Mentre un elenco a parte va redatto per Murano: Umberto Bellotto, Cappellin-Venini & C., Cappellin & C., F.lli Toso, S.A.I.A.R. (Ferro e Toso), C.V.M., Zecchin e Martinuzzi, S.A.L.I.R., Salviati & C., V.A.M.S.A., Barovier e Toso, Venini & C. e Seguso Vetri d'Arte. Per i vetri italiani, tolti alcuni casi - in verità assai rari - in cui ditte e artisti hanno firmato o siglato le loro opere , l'identificazione è possibile interpretando la pasta vitrea, il modello o il tipo di incisione, ma l'attribuzione è spesso assai difficile perché modelli e incisioni venivano imitate da una Casa all'altra. La ditta Venini & C. nacque nel 1925, dopo la scissione della Cappellin-Venini & C., ed a curare la sezione artistica venne chiamato Napoleone Martinuzzi, scultore e vetraio che rimarrà alla direzione fino al 1932, creando in quel periodo il vetro semi-trasparente, detto "pulegoso" e le famose piante grasse in vetro nero; altri collaboratori di Paolo Venini, - noto per i suoi vetri a mezza filigrana- furono Tommaso Buzzi e Carlo Scarpa, - quest'ultimo già apprezzato per i suoi modelli per Cappellin - dei quali spiccano tra i pezzi esposti alla mostra la coppa verde con piede blu e una coppa rossa con costolature ed applicazioni in foglie d' argento, e di notevole pregio sono i suoi vasi a boccia -, mentre con Venini sviluppa modelli con taglio al "diamante", i vetri "sommersi" e i vetri "!attimi" , "corrosi", e i "battuti a mola", con i vasi e le coppe "a murrine' policrome levigate alla ruota.

Importante per l'arte vetraria muranese fu il connubio dell'ingegner Francesco Zecchin-Napoleone Martinuzzi, i quali, associati per un periodo di qualche anno, crearono opere in vetro oggi celebrate: famose le statuine in pasta vitrea colorata. Elegante la produzione della S.A.L.I.R., fondta nel 1923, che, dopo essersi avvalsa della collaborazione del pittore Vittorio Zecchin per vetri incisi o decorati a smalti, ci dà le belle incisioni su vetro eseguite dal maestro Franz Penzel su disegni di Guido Balsamo Stella che, passato a Venezia dopo i suoi inizi a Firenze, produsse prima in proprio, poi per la S.A.L.I.R., veri capolavori. Vanno ricordati come collaboratori della Venini la scultrice svedese Tyra Lundgreen, creatrice di bellissimi animali e vetri in forma di foglie, e l'architettto Gio Ponti designer inesauribile in tante sezioni delle arti decorative. Gio Ponti ha disegnato per la Fontana Arte una serie di pregevoli tavoli, specchi, coppe e centri tavola, oggetti spesso poggianti su vasi di metallo, ma anche proponendo mobili in legno pregiato dove il complemento vetro o cristallo ben si addice alla loro eleganza. Sempre per la Fontana Arte ha lavorato l'ottimo Pietro Chiesa, già famoso per le sue vetrate e i vetri incisi sin dal 1920, disegnando- oltre che i magnifici vasi in cartoccio - oggetti e mobili con abbinamento legno-cristallo e metallo-cristallo. Inoltre la Fontana Arte si avvalse dei modelli di Giacomo Manzù per realizzare opere in vetro o cristallo. I vetri con inclusione di "murrine", realizzati dagli artisti Barovier per la Ditta Salviati, si fanno notare per la loro cromia ed anche il vaso "musivo", composto da tessere policrome assemblate a caldo formanti un decoro e paesaggio -autore Mario De Luigi per la Salviati - non manca di originalità. Nelle realizzazioni della Vetreria Artistica Barovier e Ferro Toso, sono da ammirare le opere create da Ercole Barovier; raffinati i vasi e le coppe con inclusione di polveri metalliche e applicazioni in vetro trasparente, e le stilizzate sculture- magnifiche nell'esecuzione - a binomio vetro-"lattimo" per i corpi, e vetri colorati per le vesti con decorazione a foglia d'oro, oppure altre di animali, note per le applicazioni in pasta vitrea nera. Validi e misteriosi sono i vasi, oggetti e gruppi di pesci creati da Flavio Poli e realizzati da Archimede Seguso per la Seguso Vetri d'Arte. Questa mostra a Torino ha raggruppato il meglio della produzione italiana del periodo tra il 1920 e il '40; molte di queste opere vennero esposte e anche premiate alle varie Biennali di Venezia, di Monza e alle Triennali di Milano, mentre Vittorio Zecchin partecipò con le sue vetrate all'Esposizione della Biennale di Venezia del 1922. La S.A.I.A.R. Ferro e Toso presentò i suoi vetri all'Esposizione di Arte Italiana Industriale e Decorativa di Stoccolma nel 1920. Altri nomi vennero alla ribalta in rassegne internazionali, e sono: Balsamo Stella, Vittorio Zecchin, Cappellin, Venini e Fornaci S. Lorenzo, presenti con i loro vetri al Padiglione Italiano alla grande Esposizione Internazionale d'Arti Decorative di Parigi nel 1925. Vetri italiani furono presentati ad Anversa nel 1930 e, sempre a Parigi, nel 1937 all'Esposizione Internazionale. Tra gli altri ebbero molto successo le opere di Pietro Chiesa con la Fontana Arte, e vennero premiate le opere di Ercole Barovier.
Franco Borga - Giugno 1984