MiTo Il vetro italiano dal 1920 al 1940

N. Martinuzzi per Venini. Pianta grassa in vetro pulegoso verde. 1928

A Torino, al Palazzo Nervi, in aprile, per iniziativa del Comune e organizzata dalla Promark, la mostra del vetro italiano dal 1920 al '40. Curata da Ettore Neglia, raccoglie 250 pezzi provenienti da collezioni private italiane e si articola in quattro sezioni: vetrate, vasi e suppellettili, specchiere e mobili, corpi illuminanti. Accompagna la mostra un bel catalogo con esaurienti testi di Ettore Neglia, Sergio Asti, Antonino Rigano, Vittorio Lodi e Rosa Barovier Mentasti.

Il periodo preso in considerazione è legato alla cultura artistica figurativa e non, fra le due guerre, e viene considerato un esempio importante per il differente rapporto che si è stabilito tra il maestro vetraio e il progettista esterno; le tecniche impiegate nelle varie fornaci testimoniano ampie aperture, mentre linea-disegno ci danno riflessi culturali anche internazionali; un esempio è Zecchin, che ha guardato ai secessionisti viennesi e in particolare a Klimt. Si consideri quanto di novecentismo e di altri movimenti sono riconoscibili in molte delle realizzazioni, con discendenze post-futuriste, déco, surrealiste e anche metafisiche. Queste opere esposte ci documentano chiaramente un'epoca: anche se in certi casi appaiono degli influssi stilistici o anche tecnici europei, salta all'occhio la "nota linea italiana" dovuta alla leggiadra esecuzione di questi maestri vetrai. Caratteristica specifica del materiale vetro è la rigidezza del corpo solido che però ricorda il liquido per la sua trasparenza: in fusione nel crogiolo dopo giorni di amalgama, alla temperatura di 1400°, 'passando alla solidificazione, che avviene lentamente, quando il vetro si trova verso i 500°, giunge al punto detto "di lavorazione" , ed è in questa fase, in cui il vetro è ancora molle e pastoso, che il maestro vetraio può formare la sua opera.

 

N. Martinuzzi e Zecchin. Vaso ad anfora in pasta vitrea blu spruzzata in oro a tre anse costolate. 1932-34. H cm 34,5.

Nella prima sezione della mostra "vetrate e vetri cattedrali" sono presenti le manifatture e gli artisti Barovier, Murano - Duilio Gambellotti, Roma - Galileo Chini, Firenze- Pietro Chiesa, Milano - Corvaya e Bazzi, Milano - Fornaci S. Lorenzo, Firenze - Golia (Eugenio Colmo), Torino- Lindo Grossi, Milano- Cesare Picchiarini, Roma - S.A.L.I.R., Murano- Studio Artistico della Vetrata, Milano- Vetrate Janni, Torino- Claudio Viale, Torino- Vittorio Zecchin, Murano. Nelle altre tre sezioni sono esposti vetri delle varie manifatture di Altare (Savona) - Taddei e altre manifatture di Empoli - Fratelli Lodi di Torino - le Vetrerie Cristallerie di Grandate (Como) - V.E.D.A.R. di Milano- Fontana Arte di Milano- le Fornaci S. Lorenzo di Firenze e Guido Balsamo Stella di Colle Val d'Elsa (Firenze).

 

Mentre un elenco a parte va redatto per Murano: Umberto Bellotto, Cappellin-Venini & C., Cappellin & C., F.lli Toso, S.A.I.A.R. (Ferro e Toso), C.V.M., Zecchin e Martinuzzi, S.A.L.I.R., Salviati & C., V.A.M.S.A., Barovier e Toso, Venini & C. e Seguso Vetri d'Arte. Per i vetri italiani, tolti alcuni casi - in verità assai rari - in cui ditte e artisti hanno firmato o siglato le loro opere , l'identificazione è possibile interpretando la pasta vitrea, il modello o il tipo di incisione, ma l'attribuzione è spesso assai difficile perché modelli e incisioni venivano imitate da una Casa all'altra. La ditta Venini & C. nacque nel 1925, dopo la scissione della Cappellin-Venini & C., ed a curare la sezione artistica venne chiamato Napoleone Martinuzzi, scultore e vetraio che rimarrà alla direzione fino al 1932, creando in quel periodo il vetro semi-trasparente, detto "pulegoso" e le famose piante grasse in vetro nero; altri collaboratori di Paolo Venini, - noto per i suoi vetri a mezza filigrana- furono Tommaso Buzzi e Carlo Scarpa, - quest'ultimo già apprezzato per i suoi modelli per Cappellin - dei quali spiccano tra i pezzi esposti alla mostra la coppa verde con piede blu e una coppa rossa con costolature ed applicazioni in foglie d' argento, e di notevole pregio sono i suoi vasi a boccia -, mentre con Venini sviluppa modelli con taglio al "diamante", i vetri "sommersi" e i vetri "!attimi" , "corrosi", e i "battuti a mola", con i vasi e le coppe "a murrine' policrome levigate alla ruota.

 

G. Balsamo Stella per S.A.L.I.R., Ferro Toso. Gazzella in vetro soffiato rosa iridescente. 1930 H. 36,5 cm.

Importante per l'arte vetraria muranese fu il connubio dell'ingegner Francesco Zecchin-Napoleone Martinuzzi, i quali, associati per un periodo di qualche anno, crearono opere in vetro oggi celebrate: famose le statuine in pasta vitrea colorata. Elegante la produzione della S.A.L.I.R., fondta nel 1923, che, dopo essersi avvalsa della collaborazione del pittore Vittorio Zecchin per vetri incisi o decorati a smalti, ci dà le belle incisioni su vetro eseguite dal maestro Franz Penzel su disegni di Guido Balsamo Stella che, passato a Venezia dopo i suoi inizi a Firenze, produsse prima in proprio, poi per la S.A.L.I.R., veri capolavori. Vanno ricordati come collaboratori della Venini la scultrice svedese Tyra Lundgreen, creatrice di bellissimi animali e vetri in forma di foglie, e l'architettto Gio Ponti designer inesauribile in tante sezioni delle arti decorative. Gio Ponti ha disegnato per la Fontana Arte una serie di pregevoli tavoli, specchi, coppe e centri tavola, oggetti spesso poggianti su vasi di metallo, ma anche proponendo mobili in legno pregiato dove il complemento vetro o cristallo ben si addice alla loro eleganza. Sempre per la Fontana Arte ha lavorato l'ottimo Pietro Chiesa, già famoso per le sue vetrate e i vetri incisi sin dal 1920, disegnando- oltre che i magnifici vasi in cartoccio - oggetti e mobili con abbinamento legno-cristallo e metallo-cristallo. Inoltre la Fontana Arte si avvalse dei modelli di Giacomo Manzù per realizzare opere in vetro o cristallo. I vetri con inclusione di "murrine", realizzati dagli artisti Barovier per la Ditta Salviati, si fanno notare per la loro cromia ed anche il vaso "musivo", composto da tessere policrome assemblate a caldo formanti un decoro e paesaggio -autore Mario De Luigi per la Salviati - non manca di originalità. Nelle realizzazioni della Vetreria Artistica Barovier e Ferro Toso, sono da ammirare le opere create da Ercole Barovier; raffinati i vasi e le coppe con inclusione di polveri metalliche e applicazioni in vetro trasparente, e le stilizzate sculture- magnifiche nell'esecuzione - a binomio vetro-"lattimo" per i corpi, e vetri colorati per le vesti con decorazione a foglia d'oro, oppure altre di animali, note per le applicazioni in pasta vitrea nera. Validi e misteriosi sono i vasi, oggetti e gruppi di pesci creati da Flavio Poli e realizzati da Archimede Seguso per la Seguso Vetri d'Arte. Questa mostra a Torino ha raggruppato il meglio della produzione italiana del periodo tra il 1920 e il '40; molte di queste opere vennero esposte e anche premiate alle varie Biennali di Venezia, di Monza e alle Triennali di Milano, mentre Vittorio Zecchin partecipò con le sue vetrate all'Esposizione della Biennale di Venezia del 1922. La S.A.I.A.R. Ferro e Toso presentò i suoi vetri all'Esposizione di Arte Italiana Industriale e Decorativa di Stoccolma nel 1920. Altri nomi vennero alla ribalta in rassegne internazionali, e sono: Balsamo Stella, Vittorio Zecchin, Cappellin, Venini e Fornaci S. Lorenzo, presenti con i loro vetri al Padiglione Italiano alla grande Esposizione Internazionale d'Arti Decorative di Parigi nel 1925. Vetri italiani furono presentati ad Anversa nel 1930 e, sempre a Parigi, nel 1937 all'Esposizione Internazionale. Tra gli altri ebbero molto successo le opere di Pietro Chiesa con la Fontana Arte, e vennero premiate le opere di Ercole Barovier. 

 

Franco Borga - Giugno 1984

 

Vai a Home