Il collezionismo di bambole
Il collezionismo di bambole nel mondo è più diffuso di quanto si possa credere. In Inghilterra esso occupa il secondo posto, dopo quello dei quadri, e numerosi sono i clubs dove i collezionisti si riuniscono per lo scambio di informazioni e l'allestimento di esposizioni, tanto utili agli appassionati per "farsi l'occhio", per acquistare, cioè, la capacità di valutare un esemplare al primo sguardo.
Per divenire, però, esperto collezionista occorre che l'appassionato si dedichi con interesse, prima di ogni cosa, allo studio della storia della bambola e s'impadronisca di tutti gli accorgimenti utili per evitare di incorrere in spiacevoli sorprese. È facile, infatti, imbattersi in imitazioni o in montaggi con parti d'epoca e l'aggiunta di nuove.
Soprattutto nella produzione francese del "secolo d'oro della poupée", che va dal 1830 al 1930, il collezionista ama vedere nella bambola non un pupazzo da pettinare e vestire elegantemente per adornarne il salotto, ma un vero e raro oggetto d'arte. Considerato, poi, che le quotazioni delle bambole da collezione di questo periodo salgono di anno in anno, oscillando da un minimo di 500.000 lire a un massimo non determinabile, e che oggi è invalso l'uso di presentare nei cataloghi di molte aste e mostre come bambole con testa di porcellana anche quelle con testa di bisquit, egli, trovandosi di fronte ad un esemplare che a suo giudizio meriti di essere acquistato, deve essere in grado di stabilire che si tratti realmente di un "pezzo" originale. Buon principio è allora quello di togliere la parrucca ed esaminare con la massima diligenza l'interno della testa, controllando in trasparenza, con l'ausilio della luce di una torcia elettrica, che non vi siano rotture, scheggiature, filature o riparazioni abilmente mascherate. In uno di questi casi alla bambola non resta che il solo valore affettivo, mentre perde quasi totalmente quello da collezione.
Al Drouot di Parigi, il 19 marzo 1982 una bambola francese dell'ultimo scorcio dell'Ottocento, alta 56 centimetri, di fabbricazione Jumeau, con testa di bisquit modellata dallo scultore Albert Marqué, è stata acquistata per 50 milioni di lire, mentre nel 1983 a Los Angeles, in un'asta, una bambola simile ha fatto registrare una valutazione di 60 milioni di lire.
Con meno di 500.000 lire e pazienti ricerche si può acquistare, tutt'al più, qualche bambola di produzione francese non del periodo d'oro, o tedesca ed anche un buon esemplare di fabbricazione italiana. Se poi si è assistiti dalla fortuna si possono fare insperati ottimi affari. È vero che esistono negozi di giocattoli, ma sono rari gli antiquari ed i rigattieri specializzati nel settore delle bambole antiche, cosa che spesso consente all'amatore o al collezionista di avere la meglio, se trova ciò che cerca. Un esempio è dato dal caso occorso ad una coppia di sposini che, andata in vacanza in Sicilia, notò nella vetrina di un antiquario una bambola francese di gran pregio, esposta in vendita per 350.000 lire. Convinti che a quel prezzo si presentava per loro un ottimo affare, decisero di acquistarla. Avendo appreso dal negoziante che quella bambola era stata comprata in blocco con delle suppellettili, chiesero ed ottennero uno sconto non indifferente. Di ritorno nella loro città, la mostrarono ad un esperto che, stimatala del valore di quattro milioni di lire si dichiarò disposto ad acquistarla per tale somma.
Altra circostanza analoga è quella capitata ad un rappresentante di commercio milanese. Questi, avendo trovato nel negozio di un antiquario, nel corso di un suo viaggio in Emilia, un tavolino del Settecento e volendo comprarlo per arredarne la sua casa, chiese una riduzione sul prezzo. Il negoziante, irremovibile in merito, per non perdere l'affare propose, in cambio dello sconto richiesto, il regalo di una bambola che il rappresentante aveva già adocchiato, riservandosi di acquistarla, per farne dono ad una coppia di amici collezionisti. Concluso l'affare, a casa la moglie del rappresentante, per rendere più presentabile il regalo, lavò con acqua e sapone testa, corpo e vestito della bambola. Grande fu il loro stupore quando, mostratola agli amici ai quali l'avevano destinata, e che subito si erano accorti che si trattava di un pezzo raro di gran pregio, sentirono dirsi che quella era una bambola che valeva quanto, o forse più, del tavolino e che essi l'avrebbero volentieri comprata per la somma pagata per l'acquisto di esso.
Molta importanza viene attribuita negli Stati Uniti d'America e in Giappone alle collezioni di questo genere di balocco per il valore documentario di esse nel campo storico-culturale, mentre in Francia ed in Germania esse vengono coltivate per il loro intrinseco valore economico. In Italia, invece, in Olanda, Spagna, Svezia, quello delle bambole è considerato collezionismo minore. In questi Paesi, però, si è notato che nei giovani, che in numero sempre maggiore raccolgono bambole di produzione contemporanea, comincia a maturare l'interesse anche per quelle antiche.
In Italia, poi, a fronte di ricche ed interessanti collezioni si è sviluppata la tendenza a raccogliere bambolotti di determinati soggetti, quasi mini-collezioni a carattere tematico, come, ad esempio, costumi delle varie regioni, divise militari dei vari Stati, ecc.. Ciò è stato determinato, per lo più dal diffondersi del turismo che, permettendo di raggiungere facilmente anche le più lontane località, ha incoraggiato lo sviluppo dell'artigianato nella produzione di souvenirs, fra i quali primeggiano i bambolotti nei tradizionali costumi locali.
Nelle coppie di coniugi è generalmente la moglie che dà l'avvio a questo tipo di mini-collezionismo, facendo i primi acquisti ed influenzando spesso il marito che, prendendo gusto a questo hobby, cerca di approfondirsi in materia e nei suoi viaggi non trascura di frugare nei negozi e nelle fiere, spinto dalla speranza di accrescere di qualche pezzo la propria raccolta.
Sarebbe ardua impresa, senza per altro riuscirci, pretendere di elencare tutte le collezioni oggi esistenti nel mondo. Alcune, però, sono alquanto note sia perché entrate a far parte del patrimonio di musei, sia perché hanno fatto notizia nelle cronache.
Al "Victoria and Albert Museum" di Londra sono ancora oggi esposte le 132 bambole antiche di tipo "olandese" in cera e in porcellana che la regina Vittoria incominciò a collezionare sin da bambina, trascurando quelle che andavano di moda nel suo tempo. Di queste, trentadue sono state vestite da lei stessa, mentre le rimanenti sono state vestite dalla baronessa Lehzen, sua dama di corte.
Altra celebre collezione è quella di un'altra regina, Elisabetta di Romania che, affranta dalla morte della sua figlioletta, volle prendersi cura delle bambole che erano state a lei care, ma poi, appassionatasi ella stessa, ne collezionò ben 1300 che, di quando in quando, esponeva a scopi benefici.
Anche di Elisabetta I d'Inghilterra si dice che sia stata una appassionata collezionista di bambole e che, tra esse, la sua preferita sia stata quella a grandezza naturale, prodotta in Spagna.
La cronaca ci tramanda, poi, che durante la visita ufficiale dei Reali d'Inghilterra a Parigi, nel 1938, le principessine Elisabetta (l'attuale regina) e Margareth, sua sorella, ricevettero in grazioso dono dal governo francese, per le loro collezioni, le due famose bambole "France" e "Marianne", di produzione "S.F.B.J.", alte 80 centimetri, ciascuna dotata di un corredo di 365 abitini, confezionati dalle più celebri case di "haute coûture parisienne", completi della relativa biancheria intima, nonché degli accessori per ogni abbigliamento costituiti da calze, scarpe, guanti, borsette, ventagli, cappellini, ecc.: il tutto contenuto in 15 bauli.
Prescindendo da quelle delle varie famiglie di regnanti, anche altre collezioni hanno acquistato rinomanza; basti citare quella dei signori Lemke, oggi al "Volkskunde Museum" di Berlino, e l'altra della famiglia Wanamaker, al "Musée Carnevalet" di Parigi.
Una delle più belle ed artistiche rimane, però, quella appartenuta a M.me Madelaine De Galea, l'affascinante rappresentante dell'élite parigina, la cui casa, una grandiosa villa alla periferia della capitale francese, era frequentata da uomini politici, letterati ed artisti, specialmente da pittori che ritenevano quasi una tappa decisiva, per la loro carriera, il ritrarla nella sua grande bellezza. Molti sono, infatti, i ritratti di lei pervenutici, ma il più conosciuto ed ammirato è quello eseguito da Pierre Auguste Renoir, esposta al "Jeu de Pomme", a Parigi.
Nata alla Reunion nel 1874 e trasferitasi a Parigi con la madre, giovanissima aveva sposato il diplomatico di cui portava il nome. Nei frequenti viaggi con il marito, in Europa e in America, ella trascorreva il suo tempo libero nella ricerca e nell'acquisto di bambole di ogni tipo che, al ritorno, sistemava in un padiglione della sua villa, unitamente a quelle vestite alla moda, che di mano in mano venivano prodotte dalle più accreditate fabbriche francesi, circondandole di mobili finemente intarsiati nella tipica lavorazione del periodo di Napoleone III, e di ogni accessorio, compresi gli strumenti musicali, tutto proporzionato alla statura delle singole bambole.
Per sua espressa volontà, dopo la sua morte la grande collezione passò al Museo Nazionale del Principato di Monaco, dove ancora suscita interesse, non disgiunto da meraviglia, per la quantità degli esemplari e per la ricchezza che vi è profusa
Franco Borga - Aprile 1986