Camille Claudel
Testimone del suo tempo
L'esposizione di Camille Claudel che si è aperta a Roubais ha come sottotiolo "Au miroir d'un Art Nouveau".
A Roubais le Musée la Piscine, celebra il 150mo anniversario della nascita di Camille Claudel (1864-1943), organizzando una straordinaria mostra con inizio 8 novembre per finire al giorno 8 di febbraio 2015.
Commissari dell'esposizione Anne Rivière e Bruno Gaudichon.
Accompagna la mostra un commento del fratello Paul Claudel (1868-1955), poeta e drammaturgo "Ce qui donne son caractère unique à l'œuvre de ma sœur, c'est qu'elle est tout entière l'histoire de sa vie".
Camille, appoggiata dal padre, all'età di 18 anni va a Parigi a studiare scultura all'Accademia Colorassi; è una giovane, bellissima studentessa dagli occhi blu, subito notata dal professore Rodin.
Intanto Camille si dedica caparbiamente al disegno, al Museo del Louvre, lavora moltissimo facendo disegni dai pittori antichi, cosa che per tutta la sua vita d'artista ha sempre continuato assiduamente (al contrario di buona parte di artisti o supposti tali, che oggigiorno hanno gran fretta di apporre la firma su una qualche sia opera, ma fondamentalmente mancano le basi, poiché hanno scordato che prima bisogna imparare a disegnare).
La nostra Camille in questa disciplina è ben presente nella magnifica mostra di Roubais, anche se disgraziatamente la maggioranza della sua opera grafica è andata perduta e distrutta.
Ricorre l'anno 1882 quando vi è una svolta per la sua opera: la critica ufficiale analizza in profondità le creazioni di Camille Claudel e ne sottolinea i valori plastici, destinati ad accrescere nella storia dell'arte e da immetterla allo "zenit universale", comparabile a Auguste Rodine.
Nei bronzi, ma particolarmente nei marmi, l'artista compie veritiere opere di vasta e personalissima esecuzione.
Lo scalpello nelle mani di Camille, senza ripensamento, con perseveranza, scolpisce il durissimo onice (laddove nessuno prima aveva tentato), guardando le sue figure, questo materiale rigido e estremamente difficile da lavorare, assume un'espressione duttile benché severa.
Il caparbio amore per la sua arte la porta allo sconfinamento: entrata apprendista, aiutante, amica, poi amante dell'eccelso Auguste Rodin (1840-1917), che ha 24 anni più di lei, ne diventa la sua musa e ispiratrice. Nell'atelier-fucina del maestro, Camille è in fuga da se stessa, esplora le suggestioni dell'Impressionismo e del Simbolismo, nella versione personale dell'uomo che ritiene divino, a cui concede non solo se stessa, ma anche una parte del suo operare a beneficio del maestro.

Per sé scolpisce fluidi marmi, che sono un inno alla gioia, ineffabile esaltazione dello spirito umano che agisce in lei nello stato di grazia, al di là dello spazio e del tempo, raggiunge la maturità artistica altamente sublime, e la sua potenza plastica raggiunge e uguaglia Rodin, e certe sue opere degnamente lo superano.
Camille dopo la rottura definitiva con Rodin, che avviene nel 1898, lavora in solitario. I problemi di denaro la perseguitano, stenta a comprarsi il bel marmo, ricorre a pezzi che per l'artista hanno possibilità limitate, sogna blocchi di onice del Pakistan, ma è strada preclusa, per il costo.
Per le opere in bronzo avviene che qualche fonditore le richieda i gessi. Sul finire del secolo e inizi del '900, è salvata finanziariamente dal fonditore e mercante d'arte Eugenè Blot, che compra lui stesso i gessi assicurando la fusione in bronzo; inoltre agli inizi del nuovo secolo, promuove per Camille tre mostre che hanno successo. Persino Rodin, dopo averla lasciata per altre donne, riconosce con ammirazione nelle opere di Camille, quel qualcosa che definisce folgorante.
È l'anno 1906 quando in Camille si manifesta una crisi depressiva: distrugge tutte le sue opere di quell'anno, benché da parte dello Stato francese vi sia stata l'acquisizione di due importanti opere: "L'abandon" e "Niobide Blessée".
Nel 1910 è ancora attiva, anche se si manifestano in lei malcontenti e irrequietezza: da parte dei medici che intravvedono una malattia nervosa, viene consigliato riposo e un possibile cambiamento climatico.
L'epilogo giunge il 10 marzo 1913: benché attiva nel proseguire il suo lavoro, una settimana dopo la morte del padre, la madre, che ha sempre rimproverato la vita d'artista di Camille, coadiuvata da Paul, prima chiede un controllo medico per Camille, poi riesce a farla internare in manicomio e a farla rimanere, a dispetto del parere dei medici curanti che non ritenevano necessario un internamento per problemi psichici veri o presunti che presentava Camille. Il suo dramma diventa un destino tragico sofferto e travagliato, con sofferenza e patimento.
Spostata in seguito, per volere della madre, lontano da Parigi, a Montdevergues nei pressi di Avignon, malgrado una retta pagata dal fratello, nel frattempo divenuto ambasciatore in vari paesi del mondo, Camille soffre la fame e quant'altro (ne sono testimonianza le lettere al fratello), Mai ha avuto una visita dalla madre. Il fratello le faceva visita una volta l'anno, malgrado che persino il letto in cui dormiva fosse più un calvario che normale fonte di riposo. Camille visse l'inferno assegnatole dalla madre per 30 anni, fino al 19 ottobre 1943 quando lascia la vita terrena.
Genio, passione, solitudine, miseria e forse follia nella vita della scultrice francese Camille Claudel, ma il suo talento vive e vivrà sempre più, non pochi i musei al mondo che aspirano alle sue opere.
Vi sarà un futuro Musée Camille Claudel a Nogent-sur-Seine che aprirà le porte per settembre 2015 e che andrà ad aggiungersi al già esistente di recente apertura a Sainte-Croix a Poitiers.
Innumerevoli "Le lettre de l'asile" spedite da Camille al fratello Paul, impietose, una delle quali: " ... Ce n'est pas ma place au milieu de tout cela, il faut me retirer de ce milieu; après quatorze ans aujourd'hui d'une vie pareille, je réclame la liberté à grands cris ... " .
Dicembre 2014 - Franco Borga